mercoledì 23 dicembre 2015

Metti caso domani il sole non dovesse sorgere!


Ogni fine anno, la clientela ha un certo timore, penso che sia un antico retaggio degli antenati che si affidavano agli sciamani per sapere il futuro, per conoscere cosa sarebbe accaduto da li a poco. Fatto sta che a fine anno laggente chiama per pianificare:

  • Spegnimenti di server "per le feste"
  • Backup straordinari "per le feste"
  • Verifica dei funzionamenti di tutti i rubinetti della casa "per lavarsi le mani durante le feste"
  • Svuotamento e riciclo dei toner "per le feste"
  • Verifica del funzionamento della verifica del funzionamento del funzionamento verificato "per le feste"
Ora, lungi da me dal rovinarvi le feste, ma ai vostri computer/server/stampanti varie, frega poco e niente dell'anno nuovo, delle feste e dei panettoni, hanno probabilmente passato illesi il millennium bug vista l'età che hanno. Il sole e la luce corrente ci saranno anche l'uno gennaio, statene certi.

D.


giovedì 10 dicembre 2015

"Mi hai aggiornato anche le ventole?"

Oggi a quanto pare la gente ha dimenticato che si tratta di un giovedì, giorno generalmente dove non accade nulla, di fatti sono solito tenermi il giovedì libero anche dalla palestra per godere appieno del "tempo libero" dopo la giornata lavorativa...ma evidentemente oggi non deve andare cosi...

La chiamata parte da questa richiesta:


Semplice richiesta di modifica degli orari di backup, orari che per prassi imposto la notte cosi come imposto gli aggiornamenti, eventuali ottimizzazioni, ed eventuali stiracchiamenti dei server, avranno anche loro diritto ad un po di relax dopo essere stati martoriati dagli utonti.

In questo caso, conoscendo l'utente che definiremo "manuzza", sapevo che la richiesta nascondesse delle scellerate motivazioni, cosi telefono e questo è quanto accadde:

Io: Si ciao sono Dario, chiamo per...
Cliente: Si è da stamattina che impazzisco, lo senti?
Io: Sentire cosa?
Cliente: Le ventole fanno un casino, al solito, e siamo al telefono con IBM da mezz'ora!
Io: Ferma, io chiamo per la richiesta dei backup, il cambio di orario...
Cliente: Si, se potevi cambiarlo e metterlo alle 13:00
Io: Scusa ma perché dovrei cambiarlo? Se lo metto alle 13 poi magari vi influisce sul lavoro ecc...
Cliente: Si lo capisco, ma $titolare vuole che spegnere il server la sera...lo sai...
Io: Se cambio il backup devo cambiare una serie di altre cose che SICURAMENTE vi daranno fastidio sul lavoro...
Cliente: silenzio
Io: Che motivo avete per spegnere il server la sera?
Cliente: Lo sai che $titolare vuole spegnerlo...io lo capisco...facciamo cosi, tu lo fai, appena abbiamo problemi, glielo diciamo!
Io: Ok...a che ora metto gli aggiornamenti quindi? Per ora sono messi a l'una di notte...
Cliente: $titolare, Dario mi chiede a che ora mettere gli aggiornamenti del server...(si sente una voce dire, "...di sera")
Io: Si ma se spegnete la sera il server è spento e non fa nessun aggiornamento...
Cliente: (tra loro) Giustamente Dario mi dice che se è spento non può farli, nei pc spunta di farli manualmente ma nel server è in automatico...(e poi rivolgendosi a me) Ok, dice di metterli alle 08:45!
Io: Quindi alle 8:45 scarica gli aggiornamenti, poi li lancia e si riavvia, e voi non lavorate...
Cliente: mmmm, alle 13:15?
Io: ...o 13 o 14 o 15...senza mezzi orari, posso scegliere solo in questo modo
Cliente: (tra loro) Dario dice che può mettere solo orari interi...che facciamo? Ok, Dario mettili alle 14:00
Io: Ok (si sentono confabulare, ed esclamano che a quell'ora capita che lavorino)
Cliente: Va bene...lascialo alle 14, cercheremo di lasciarlo libero di fare gli aggiornamenti ed i backup.
Io: Ok, adesso fammi controllare ste ventole e ti richiamo...

Passano 10 minuti dove smanetto con la IMM del server, riavvio i sensori ecc...le ventole tornano a più miti rpm ed il rumore svanisce, li chiamo al telefono...

Io: Ok, il rumore dovrebbe essersi calmato...
Cliente: Ok, hai fatto l'aggiornamento alle ventole?
Io: Certo, adesso montano un turbo propulsore da 2000 cc con riduzione dei consumi, per questo girano piano adesso.

Ovviamente la risposta non fu quella.

D.

lunedì 1 giugno 2015

Ren BCTabella.dbo BCTabella.old, perché SQL SERVER è uno stupido accrocchio di file di testo.



Mentre tutto mondo è a casa a godersi un giorno di ponte, in onore del sacro editto chiamato in gergo populis 11° Comandamento, ovvero "Ricordati di pontificare le feste", io mi trovo alla mia postazione di tennico per soddisfare le richieste di Tizio e Caio che se sfortuna non mi prende, non si uniscono con Martino e Filano generando una sequela di richieste al limite del paradosso quantico, tale paradosso presuppone che data la presenza della richiesta da parte di Tizio, per le leggi quantiche anche Martino avrà la medesima richiesta pur lui trovandosi dall'altro lato del mondo.

Ma non è di questo che voglio parlarvi con questo post, trovandoci nella situazione dove un cliente ha chiesto l'esportazione e la re importazione dei dati da un vecchio database sql in uno nuovo, il mio collega/capo, decide di dire la sua su una qualche tipo di fantasmagorica manovra per fare digerire una tabella fatta in un modo, ad un database che quella tabella la vuole in un altra maniera.

DRIIIIN..DRIIIIN....DRIIIIIIIN

Io: Si ciao, dimmi...
Lui: Allora...$cliente
Io: Si
Lui: Esportazione ed importazione ditte bla bla bla bla
Io: Si, abbiamo già risolto la cosa facendo un backup completo ed un restore del database altrove mantenendo la versione e poi facendo gli aggiornamenti a partire da quella...
Lui: Si, ma cosi non mi piace, vorrei capire se, visto l'errore che da, seguimi, è tabella troppo aggiornata, si prega di utilizzare dati compatibili con la procedura bla bla bla ed il database bla bla bla versione fri fri.
Io: Si, direi che ci sta...
Lui: Ma dentro il database sql non ci stanno dei file (!!!) che possiamo rinominare come i vecchi programmi, che tu rinominavi, il programma poi ricreava il file vuoto, poi sovrascrivevi e tutto funzionava?
Io: Direi di no...nei db sql ci sono molt [vengo interrotto]
Lui: Non mi interessa (!!!) se prima funzionava, da 15 anni che funzionava con i file, anche con sql deve funzionare !!! (?!??) 
Io: Ma su quale base puoi dire questa cosa!?
Lui: Perché questi programmi fatti da $produttore, funzionano, sono sicuro che questa cosa deve funzionare, quindi anche se io non sono un tecnico sistemista, ma faccio lavorare il cervello (e già), ti dico questo!
Io: Ok, se ti dicessi che ci stanno tante tabelle, che ci stanno le relazioni tra le tabelle, se i dati che importi venissero scritti male in questa tabella, che mi spiace ripeterlo E' DIVERSA da quella di origine, e c...[interrotto di nuovo]
Lui: Tu non mi ascolti! Se noi rinominiamo il file (la tabella), importiamo, poi rimettiamo la tabella di prima (il sql decoupage), tutto funziona?
Io: N [vengo interrotto]

A questo punto, non so per quale motivo la telefonata prende toni incazzati, nervosi, il mio dire come stanno le cose "NON PIACE", la tecnica vs la prepotenza, lo yin versus lo yang, io non riesco nemmeno più a capire dove si voglia andare a parare. Rifletto sulla cosa e decido di non pronunciarmi e di dichiararmi estraneo al sapere se queste operazioni da lui proposte funzionino o meno, quindi NO COMMENT. 

Lui: Ah quindi si o no?
Io: NO! Se importi una tabella che il programma (in versione diversa da quello che ci si aspetta) non la legge, cosa ottieni? UN BELLISSIMO ERRORE!
Lui: Ma se l'importazione da esito positivo, perché non deve funzionare?!
Io: Non lo so
Lui: Secondo me deve funzionare, ne sono sicuro, per 15 anni ha funzionato!
Io: Non-lo-so
Lui: Questo devi dire!
Io: Sono una capra, hai ragione tu.
Lui: Talè...basta va, lascia perdere, ciao.

Non posso farcela.

PS: Le operazioni dirette sulle tabelle di un db sql sono ovviamente fattibili, conoscendo la struttura del db stesso è possibile alterarle senza comprometterne il funzionamento....CONOSCENDONE LA STRUTTURA! Ma qui già sapere come uno si chiama di nome e cognome è già assai.

giovedì 23 aprile 2015

Investire nel mattone

Spesso capita quando sono da qualche cliente, di andare dietro il bancone di qualche punto vendita o simile, e di "subire" l'ondata dei clienti (del cliente), generalmente essendo io anche un tennico per reti di aziende operanti nel settore "del coriaceo mattone", mi trovo davanti i maggiori esponenti del muratore/meccanico/idraulico/carpentiere.

Durante la giornata di oggi uno di loro che chiameremo "Gionni", ha mostrato particolare rigidezza nell'interpretare il mio canonico 'non lavoro qui', a nulla valevano le mie spiegazioni sul tipo di intervento da me svolto presso l'azienda, spiegare il tipo di incarico da me ricoperto sortiva delle incongruenti risposte che recitavano bene o male sempre la medesima richiesta:

"Ma disco di ferro nn'avite?"

Alla 12 esima volta ho preso quel disco di ferro e gliel'ho venduto, applicando anche uno sconto. No scherzo, nessuno sconto, e nessuna vendita.

D.

giovedì 16 aprile 2015

"Scotty motori al massimo, velocità Warp 10!"


Questo simpatico personaggio, è Montgomery Scott, la divisa dovrebbe già far capire da quale universo provenga, la sua figura è legata all'universo di Star Trek, fantascientifico colossal dispiegato tra film, serie televisive e fumetti. Il suo compito principale è quello di essere l'ingegnere capo dell'Enterprise, nave della flotta stellare di un universo molto lontano, ma non voglio parlare di questo, voglio spiegare la sua tipica espressione cui personalmente, lavorando ormai da tempo in un settore sempre "in subbuglio" mi sento di far mia.

Le navi stellari sono suddivise tra la plancia, dove placidamente sono seduti i culi importanti, e la sala macchine, dove anonimi personaggi corrono dietro le direttive del comandante, vai di qui, spingi di la, posteggia, atterra, scansati dal sole che fa caldo e tutto quello che concerne il reparto tecnico della nave, posto questo dove Scotty regna sovrano. Il legame con lui è basato proprio su questo, dall'alto il continuo "richiedere", dal basso il continuo "impazzire dietro le richieste", noi tennici siamo tutti fan di Scotty, persona che ha regalato alla terra l'alluminio trasparente e che ha fatto del mestiere un vero vanto da sventolare davanti i comandanti, notate, non sembra dire:

"Ma che cazzo ne capiscono, warp 1, warp 2, basta che chiedono, qui tanto il coglione che gira è al lavoro! Che cavolo ne capiscono di curvatura!"

D.

lunedì 30 marzo 2015

"La sabatizzazione del venerdì" Capite perché mi rompo le palle?

Nella mia "biblioteca" personale, trovano posto libri di diverso tipo, lo ammetto, potreste trovare roba da lacrima strappastoria, a poemi epici passando dai classici di King ed ovviamente serie di collezioni Urania, non mancano nemmeno libri che fanno della passione informatica una filosofia, uno di questi è "L'etica hacker" di Pekka Himanen, questo libro lo avrò letto milioni di volte, è un libricino che analizza il modo di vedere le cose secondo una mentalità hacker, non starò qui a parlare di tecnicismi e di altre amenità come se fosse un film del ragazzino che penetra le difese del pentagono, non si parla di questo, ma di semplici punti di vista che forse aiutano a capire perché mi rompo i coglioni ogni tanto pur facendo quello che a detta di molti è "ciò che mi piace"...vi riporto una parte del libro, tra le mie preferite. Con questo non sto qui a definirmi hacker, ma di certo non posso nemmeno definirmi in maniera cosi tanto diversa...


La sabatizzazione del venerdì:

...Se usiamo la nuova tecnologia per favorire la centralità del lavoro, tecnologie come quelle del telefono cellulare conducono facilmente a una dissoluzione del confine tra lavoro e tempo libero incentrata sul lavoro. Sia l'ottimizzazione sia la flessibilità del tempo tendono a far diventare il sabato sempre più simile al venerdì. Ma questo non è inevitabile. Gli hacker ottimizzano il tempo per avere più spazio per il divertimento: Torvalds pensa che, mentre si sta sviluppando Linux, ci debba sempre essere tempo per il biliardo o per sperimentare programmi che non abbiano scopi immediati. Lo stesso atteggiamento è stato condiviso dagli hacker fin dai tempi del Mit degli anni sessanta. Nella versione hacker del tempo flessibile, momenti diversi della vita come il lavoro, la famiglia, gli hobby eccetera, sono combinati meno rigidamente, in modo tale che il lavoro non sia sempre al centro della vita. Un hacker può raggiungere gli amici a metà giornata per un lungo pranzo, poi recuperare il lavoro nel pomeriggio tardi o il giorno successivo. A volte lui o lei possono spontaneamente decidere di staccare per un'intera giornata per fare qualcosa di completamente diverso. Il punto di vista dell'hacker è che l'uso delle macchine per l'ottimizzazione e la flessibilità del tempo dovrebbe condurre a una vita meno meccanizzata, ottimizzata e routinaria. Raymond scrive: "Per comportarsi come un hacker, ci si deve credere [al fatto che le persone non debbano sgobbare per lavori stupidi e ripetitivi] abbastanza da voler tagliar via automaticamente il più possibile le parti noiose, non solo per se stessi ma per tutti gli altri". Quando l'ideale degli hacker di un uso del tempo maggiormente autodeterminato si realizza, il venerdì (la settimana lavorativa) dovrebbe diventare più simile al sabato (il riposo) di quanto non lo sia stato tradizionalmente. Storicamente, ancora una volta questa libertà di autorganizzazione del tempo ha il suo predecessore nell'accademia. L'accademia ha sempre difeso la libertà di una persona di organizzarsi il tempo per conto proprio. Platone definiva la relazione accademica nei confronti del tempo affermando che una persona libera ha skhole, ovvero "moltissimo tempo [...] e il tempo le appartiene". (21) Ma skhole non significa soltanto "avere tempo", ma anche una certa relazione con il tempo: una persona impegnata nella vita accademica poteva organizzarsi il proprio tempo da sola: poteva combinare lavoro e svago nel modo che preferiva. Anche se un individuo libero poteva impegnarsi a fare certi lavori, nessun altro possedeva il suo tempo. Non avere la responsabilità del proprio tempo, askholia, veniva associato a uno stato di prigionia (o di schiavitù). Nella vita preprotestante, perfino al di fuori dell'accademia, le persone avevano una maggiore responsabilità del loro tempo rispetto al periodo successivo alla Riforma protestante. Nel suo libro Storia di un paese: Montaillou, Emmanuel Le Roy Ladurie traccia un affascinante ritratto della vita in un villaggio medievale nel passaggio dal Tredicesimo al Quattordicesimo secolo. Gli abitanti di Montaillou non avevano alcun modo per definire il tempo in maniera esatta. Quando ne parlavano, usavano espressioni vaghe, dicendo che qualcosa era successo "nella stagione in cui gli olmi hanno le foglie", oppure che per fare qualcosa era stato necessario "il tempo di due Paternoster". (22) A Montaillou non c'era bisogno di misurazioni più precise del tempo, in quanto le attività del villaggio non procedevano secondo un ritmo lavorativo regolare. Le Roy Ladurie continua: "I montalionesi non si tirano indietro di fronte a una grossa necessità e, quando bisogna, fanno una faticata [...]. Ma la nozione di orario continuato resta loro estranea [...]. Concepiscono la giornata lavorativa soltanto se intervallata da lunghe e irregolari pause, durante le quali si chiacchiera con un amico, trasportando e bevendo vino [...]. A queste parole, disse Armand Sicre, riposi il mio lavoro e andai da Guillemette Maury [...]. E ancora lo stesso Arnaud, Pierre Maury mi fece cercare nella bottega dove facevo delle scarpe [...]. Guillemette mi fece dire di andare da lei, cosa che feci [...]. Oppure: Sentendo ciò, lasciai il lavoro che stavo facendo". (23) In larga misura, a Montaillou era ancora il lavoratore, e non l'orologio, a determinare il ritmo. Oggigiorno, un calzolaio che decida di smettere il lavoro e di andarsi a bere un bicchiere di vino con un amico nel bel mezzo della giornata sarebbe licenziato, a prescindere dal numero di scarpe prodotte e dalla qualità del lavoro. E ciò perché i lavoratori della nostra epoca non godono più della stessa libertà di disporre del proprio tempo di cui un ciabattino o un pastore godevano nel "buio" Medioevo. Naturalmente, nessuna descrizione del lavoro medievale è completa senza parlare della schiavitù della gleba, ma al di fuori di questa importante eccezione possiamo dire del lavoro medievale che, purché si raggiungessero obiettivi ragionevoli, nessuno sorvegliava l'uso che i lavoratori facevano del proprio tempo. Soltanto nei monasteri l'attività era legata all'orologio, quindi, ancora una volta, il precedente storico dell'etica protestante può essere trovato in tale ambito. Infatti, se scorriamo le regole monastiche, spesso si prova la sensazione di leggere una descrizione delle norme aziendali dominanti nel nostro tempo. La regola di Benedetto ne è un buon esempio. Essa insegnava che gli schemi della vita devono essere "ripetuti sempre [...] alla stessa ora e alla stessa maniera". (24) Queste ore erano le sette ore d'ufficio canoniche (horas officiis): (25) lba: laudi (laudes) 9.00: prima (prima) mezzogiorno: sesta (sexta) 15.00: nona (nona) 18.00: vespri (vespera) crepuscolo: compieta (completorium, il completamento della giornata) notte: mattutino (matutinae).par Queste ore canoniche circoscrivevano il tempo per tutte le attività. L'orario di sveglia era sempre lo stesso, così come l'ora di andare a letto. (26) Anche al lavoro, allo studio e ai pasti venivano assegnati orari precisi. Secondo la regola di Benedetto, ogni scostamento dagli orari quotidiani stabiliti doveva essere punito. Il dormire troppo veniva condannato: "A meno che - non sia mai! - si alzino tardi". (27) A nessuno era permesso di concedersi spontaneamente una pausa per uno spuntino: "E nessuno si permetta di prendere qualcosa da mangiare o da bere prima dell'ora stabilita o dopo". (28) Non presentarsi all'inizio delle sacre ore d'ufficio veniva punito: (29) l'unica eccezione alla richiesta di sollecitudine assoluta nei riguardi delle ore d'ufficio era la preghiera notturna, alla quale si poteva arrivare a qualsiasi ora fino alla lettura del secondo salmo. (30) L'etica protestante portò l'orologio fuori dal monastero fin dentro la vita quotidiana, dando origine al concetto di lavoratore moderno e alla nozione di posto e di orario di lavoro a esso associati. Dopodiché, le parole dell'autobiografia di Franklin si applicano a tutto: "A ogni parte del mio lavoro dovevo dedicare tutto il tempo che fosse necessario". (31) Nonostante le nuove tecnologie impiegate, l'economia dell'informazione è basata prevalentemente sulle ore d'ufficio, senza lasciare spazio alle variazioni individuali. Questo è uno strano mondo, e gli adeguamenti a esso non si sono verificati senza una forte resistenza. Nel suo articolo Time, Work-Discipline, and Industrial Capitalism (1967), (32) lo storico sociale Edward Thompson descrive le difficoltà incontrate nella transizione al lavoro industriale. Egli nota che gli agricoltori medievali, per esempio, erano abituati a un tipo di lavoro suddiviso in mansioni. Nel loro pensiero tradizionale l'essenziale risiedeva nel portare a termine la mansione. Il tempo poneva dei limiti esterni, ma, all'interno di essi, ci si poteva occupare dei vari compiti secondo le inclinazioni personali. Il lavoro industriale, d'altra parte, era orientato al tempo: il lavoro veniva definito dal tempo impiegato per svolgerlo. Era l'idea di definire un rapporto tra il lavoro e il tempo e non con il lavoro in sé che coloro che vissero in età preindustriale trovavano estranea, e contro la quale opposero resistenza. Ciò che la tecnologia dell'informazione fa intravedere è la possibilità di una nuova forma di lavoro orientata alle mansioni. Ma è importante ricordare che questo non accade automaticamente. Infatti, il paradosso è che al momento questa tecnologia viene usata per una maggiore supervisione del tempo, per esempio attraverso meccanismi come il cartellino da timbrare. (L'assurdità di questa applicazione tecnologica mi fa venire in mente un mese assai istruttivo trascorso nell'India in via di industrializzazione. Durante le mie passeggiate quotidiane, iniziai a notare gli spazzini che stavano dalla mattina alla sera agli angoli delle strade, senza che queste fossero più pulite. Quando espressi la mia perplessità a un amico indiano e chiesi perché i responsabili di questi spazzini non si lamentassero della situazione, lui mi rispose che avevo considerato la questione da una prospettiva completamente sbagliata. Avevo erroneamente ritenuto che il compito dello spazzino indiano fosse quello di spazzare le strade, ma, precisò lui, il suo lavoro non consiste nello spazzare la strada; è invece quello di esistere impeccabilmente in quanto potenziale spazzino! Questa è una bella espressione valida anche per l'ideologia che sta alla base del cartellino da timbrare. I più raffinati sistemi per controllare il tempo che io abbia visto sottintendono dozzine di codici di comportamento personale con i quali indicare tutte le sfumature delle impeccabili esistenze della gente che li usa, compreso lo stato del loro sistema digestivo - che è la principale giustificazione delle pause di lavoro. Questo è un uso della tecnologia orientato al tempo nella forma più pura possibile.) 

...

Il ritmo della creatività:

  innegabile il fatto che oggigiorno i manager si concentrino ancora troppo sui fattori esterni al lavoro, come il tempo e il luogo in cui si trova il lavoratore, invece di esortare a quella creatività da cui dipende il successo di un'azienda nell'economia dell'informazione. La maggior parte dei dirigenti non ha capito le profonde conseguenze della seguente domanda: Il nostro scopo sul lavoro è quello di "passare il tempo" o di fare qualcosa? Nei primi anni settanta Les Earnest, del laboratorio di intelligenza artificiale dell'Università di Stanford, ci ha fornito un efficace compendio della risposta degli hacker a questa domanda: "Noi cerchiamo di giudicare la gente non da quanto tempo spreca ma dagli obiettivi che raggiunge in periodi di tempo abbastanza lunghi, da sei mesi fino a un anno". (33) Questa risposta può essere compresa in termini sia puramente pragmatici sia etici. Il messaggio pragmatico è che la fonte più importante di produttività dell'economia dell'informazione è la creatività, e non è possibile creare cose interessanti in condizioni di fretta costante o con un orario regolato dalle nove alle cinque. Quindi, perfino per ragioni puramente economiche, è importante permettere la giocosità e gli stili di creatività individuali, dal momento che, nell'economia dell'informazione, la cultura della supervisione si rivolta facilmente contro gli obiettivi che si è prefissata. Naturalmente, bisogna aggiungere un'importante condizione: nella realizzazione di un progetto tipico di una cultura orientata alle mansioni, i programmi prefissati non sono a termine troppo breve - non sono le scadenze inappellabili di una vita di sopravvivenza - in modo da permettere lo sviluppo di una vera opportunità per il ritmo creativo. Ma, naturalmente, la dimensione etica richiesta è ancora più importante di queste considerazioni pragmatiche: stiamo parlando di una vita degna di essere vissuta. La cultura della supervisione dell'orario di lavoro considera gli adulti come persone troppo immature per essere responsabili delle proprie vite. Presuppone che in qualsiasi impresa o agenzia governativa esistano soltanto poche persone che siano sufficientemente mature per assumersi le proprie responsabilità, e che la maggioranza degli adulti non è in grado di farlo senza una guida continua fornita da un ristretto gruppo di autorità. In una cultura del genere, la maggioranza degli esseri umani si trova condannata all'obbedienza. Gli hacker hanno sempre rispettato l'individuo. Sono sempre stati antiautoritari. Raymond definisce la posizione degli hacker in questi termini: "L'atteggiamento autoritario deve essere combattuto dovunque sia, affinché non soffochi te e gli altri hacker". (34) L'etica hacker ci ricorda anche - data la riduzione del valore individuale e della libertà che si verifica in nome del "lavoro" - che la nostra vita è qui e ora. Il lavoro è una parte della nostra vita in continuo divenire, nella quale ci deve essere spazio anche per altre passioni. Innovare le forme di lavoro è una questione di rispetto non soltanto nei confronti dei lavoratori ma anche per gli esseri umani in quanto tali. Gli hacker non fanno proprio l'adagio "il tempo è denaro", ma piuttosto "la vita è mia". E certamente adesso questa è la nostra vita, che dobbiamo vivere pienamente, e non una versione "beta" ridotta.

martedì 3 marzo 2015

"Ma li che tempo fa?" Discorsi inutili per chiamate inutili.



Non ho paura di offendere il prossimo, non perché io voglia farlo espressamente, ma perché ho talmente accumulato una serie di esperienze di assistenza tennica che potrei (e non è detto che non lo faccia) farne un libro. Ma questa volta non parlo di una delle mie tante sventure, ma di una abitudine, quella del cliente, di fare discorsi "del cazzo", discorsi fatti di convenevoli, discorsi fatti di falsi interessi verso la vita del chi ti sta parlando al telefono. Uno su tutti? assolutamente ovvio, al telefono mi sento dire dopo un po:

"...E LI CHE TEMPO FA?"




Ma vi rendete conto della pochezza di contenuto intrinseca della domanda appena fatta? Ma vi rendete conto di quanto sia ridicola fatta in un contesto dove io sovra pensiero sto risolvendo i vostri inutili problemi? E' imbarazzante anche rispondere, è imbarazzante tenere in piedi una discussione? Inventate una storia, raccontate una barzelletta, o meglio ancora, state zitti.

D.

venerdì 20 febbraio 2015

La PEC, le Fatture PA e la merda nel cervello

Quest'oggi vi parlerò di una tipologia di utente che pensa di avere dalla sua una base solida di conoscenza informatica, questo se per base possiamo anche includere le pedane di legno. Perché la testardaggine di queste persone supera di gran lunga la lignea caratteristica del Baobab africano. Basti pensare che la telefonata di presentazione qualche giorno addietro e' stata:

Io: Buon giorno, io sono D. e mi occupo della configurazione del sistema
Lui: Ah, lei e' il sistemista quello bravo!
Io: si fa quel che si puo'!
Lui: prego mi dica
Io: Si, allora, il collegamento avviene tramite bla bla bla ed il tutto funziona con bla bla bla
Lui: ahah, non serve che me lo dica, certo lei non puo' sapere che io me ne intendo di queste cose!
Io: (guardo il quadro keep calm e respiro profondamente)

Ad ogni modo, conoscendo il pero, mi appresto a risolvere la problematica riguardo la configurazione nel programma della posta PEC da utilizzare per l'invio di fatture varie alle Pubbliche Amministrazioni, chi lavora nel settore sa di cosa parlo, chi non ci lavora so cosa si risparmia, e onestamente vorrei essere al loro posto, ma questo mi tocca purtroppo farlo. Preso da sacro furore chiedo i SUOI estremi come utente e password della PEC che saranno inseriti nel programma, idem chiedo con che provider hanno attivato la stessa, Aruba o altro. L'utente inizia a snocciolarmi mille discorsi riguardo la "praivasi" delle password e del quantitativo enorme che uno professionista ne debba avere, si prodigra in discorsi inerenti il nuovo Windows 10 e si vanta di essere iscritto "al tec net", una news letter di m$ in sostanza. Ad ogni modo:

Io: Si salve, rieccoci...allora, mi dica...
Lui: Le devo spiegare cosa mi serve?
Io: No, io so cosa le serve, mi occorrono i dati della sua posta per poterla configurare come ho chiesto alla mia collega...è su Aruba?
Lui: Mmmh si, io ho la pec, che siamo convenzionati con la $%%&$$ che poi passa il tutto da $&$!!"£ e poi tramite i comitati degli studi siamo a £$$%$£$ e poi i server alla fine sono pop3s.pec.aruba.it
Io: Quindi Aruba.
Lui: Si, Aruba.
Io: Ok, click qui click li
Lui: ...fermo, qui ho gia' fatto io!
Io: Fatto cosa?
Lui: La conf della mail ecc...
Io: Non penso, va configurato altro prima....e lo faccio io generalmente...
Lui: ...
Io: ok, fatto! Mi occorre adesso l'utente e la password della posta...
Lui: mmmh la password
Io: si, la password
Lui: Devo trovarla adesso...serve per forza? (lui iscritto al tech net)
Io: e si, purtroppo si...(io iscritto a bastardidentro.it)

Lo vedo aprire "autluc" e lo fermo..

Io: Aspetti un attimo...qui ci sta la posta configurata, giusto?
Lui: Si

Trasferisco mpview e con un click ho l'elenco completo delle pass memorizzate nel computer.

Io: ecco fatto, tutto pronto!
Lui: mh, ok...
Io: Per il resto si sentira' con la mia collega...
Lui: vaaabene...

Maledette "pesuord"!

D.

sabato 14 febbraio 2015

Il guasto ADSL questo sconosciuto HOME EDITION

Accade a volte, che il tennico abbia bisogno di un altro tennico, nella fattispecie oggi mi sono trovato nella su detta necessità in quanto la linea adsl casalinga soffriva di problemi quali disallineamento della portante, mancanza totale della stessa e generalmente tutto ha inizio con uno squillo telefonico al quale rispondendo si sentono voci più o meno zozze di tue tizi che amoreggiano (non sto scherzando), oggi essendo san valentino la cosa me la aspettavo da un momento all'altro ovviamente, e cosi accadde.

Tralasciando l'ilarità della cosa, che ammetto mi ha regalato vere perle in tecniche di seduzione (mettiti alla nuda, mamma mia quanto mi piaci aah sii, ma du cuirnuto i to marito è pazzo a non prenderti tutta!!), questo guasto mi ha discretamente frammentato le palle, riaprendo quindi la chiamata per l'ennesima volta, ricevo (fumata bianca) la chiamata del tennico (di quello vestito in tuta blu e valigetta degli attrezzi) il quale gentilmente e molto professionalmente verifica tutte le connessioni in centrale non rilevando nulla di allarmante. Procedo quindi ad invitarlo a visitare le connessioni direttamente qui nel palazzo, prendo le chiavi dell'armadio e scendo, mi si presenta davanti il mio perfetto alter ego tennico telefonico! Ragazzo sulla trentina, pizzetto, orecchino, magari leggermente in sovrappeso e assolutamente insoddisfatto dell'ignoranza stratificata dei clienti cui dedica il suo prezioso tempo, armeggiando tra fili, pinzette, test sulla linea ed altro, mostro l'apprezzamento snocciolando domande inerenti (piastre atm, attenuazione, margini di rumore ecc...), le quali lo fanno ben sperare per il futuro del mondo. Comunico che sono anche io un tennico, e stringiamo quindi una solida fratellanza che ci porta ad una serie di aneddoti sull'assistenza tennica, tra l'altro sembra soffrire come me di tutta una serie di amici ed amici di amici, che lo circondano delle richieste più disparate! Ormai consapevole di stare parlando con un suo pari, decide di lasciarmi il numero di telefono per chiamarlo direttamente, comunicandomi a priori che comunque, lui al telefono non risponde mai ma vuole mandato un sms per capire prima di cosa si sta parlando! Inutile dire che ho confermato che è la mia medesima tattica per evitare di stare sempre al telefono per ogni minima cosa!

Per san valentino fa come me, chiama l'assistenza tennica telecom, se sei fortunato, può capitarti lui...

Tennico di livello 100

Oppure lui...

In questo caso...meglio riattaccare e riprovare!

Dario




venerdì 13 febbraio 2015

Queste maledette password, rovinano sempre tutto, loro non vi capiscono!!!

I tennici generalmente hanno una facoltà, che si acquisisce nel corso delle ere e che generalmente si tramanda da tennico a tennico (amen), ovvero quella di custodire all'interno di uno scrigno fatato, l'elenco completo delle password di tutto, che sia dalla connessione wifi del vicino (wpa2-psk lunga un metro), alla password dell'utente di Skype, passando ovviamente per quella oscura "password di gestione del router", oscura in quanto utilizzata solo dai "tennici specializzati".

Ma andiamo per ordine, nella nostra azienda forniamo assistenza ai più disparati ed ai più disperati utenti, che forti delle loro solide basi di ignoranza, forniscono al sotto scritto, una miriade di spunti per farsi due risate, ma a volte le risate sono talmente tante da sfociare nella disperazione. Se sei furbo fai un contratto di assistenza, con tale contratto puoi assicurarti i miei servigi inclusi anche piacevoli chiacchierate da telefono amico, nel caso di festività potresti avere la fortuna di ricevere dei convenevoli auguri.

MA NON E' QUESTO IL GIORNO!

Il giorno è uno di quelli in cui IO dovrei sapere qualcosa che qualcuno pensa che io debba sapere perché un altro ha detto "ripeti il nome Dario per tre volte e Dario apparirà!", eseguito quindi il rituale, giunge a me la chiamata da quel dispensatore di problemi che è il telefono posto sulla scrivania, consapevole già del tipo di richiesta (configurazione router per terminal server su uindos) mi connetto allo sventurato e cerco di accedere alla configurazione del router, un normale Atlantis cui lo ammetto, tempo addietro suggerii il cambio password poiché quella predefinita non rispettava "standard sulla sicurezza" se avessi detto stendini sulla terrazza, probabilmente avrebbero capito la stessa cosa. Ad ogni modo sta password nessuno la sa, la mia sfera di cristallo si rifiuta di funzionare, alla mia richiesta "ma non avete magari segnato la password da qualche parte?il vostro tennico?magari lui?" ricevendo tre NO di fila mi sento anche dire "ma tu non te la ricordi?" certo, del resto per che cosa mi pagano, per fare il san pietro delle vostre password. SE-NE-PAR-LA-LU-NE-DI'.

Arrivederci